- La chiesa parrocchiale
- Il presbiterio della Parrocchiale
- Battesimo dell’imperatore Costantino ad opera di San Silvestro – A. Maganza, sec XVII
- Il presepe
- Chiesa dei SS Vito e Modesto
La parrocchia di Lovertino
AMBITO ANNUNCIO
- La catechesi dei ragazzi è proposta unitariamente alla parrocchia di Albettone, dove si trovano le aule ad essa dedicate
AMBITO LITURGICO
- Coro parrocchiale
AMBITO SOCIO – CULTURALE
- gruppo presepe
- sagra parrocchiale (festa dei Maroni)
- Oratorio NOI: gruppo unico, ad Albettone
AMBITO CARITA’
- Caritas in unità con Albettone
Vita parrocchiale
A memoria d’uomo è sempre esistito il gruppo di canto, ed ha sempre svolto anche il giro del canto della stella per tutto il paese. Fin alla fine degli anni ’60 era composto da soli uomini. Con il Parroco don Giuseppe Baggio hanno cominciato a farne parte anche alcune ragazze. Oggi il gruppo consta di una quarantina di cantori, divisa in quattro voci: soprani, tenori, contralti e bassi.
Anche l’allestimento del presepe in preparazione al Natale, a Lovertino, esiste da sempre. Fino alla fine degli anni ‘80 era preparato in un’area interna alla chiesa per essere poi definitivamente spostato in un’area più grande: l’ex-sala teatrale di fianco alla chiesa. Il gruppo attuale è molto impegnato a realizzare scene di vita ambientata negli anni ’50, ricche di minuziosi e interessanti particolari che fanno dell’intera opera un suggestivo luogo di cultura evangelica e popolare.
Associazione Oratorio Noi Albettone APS
L’Associazione Noi di Albettone e Lovertino nasce nel dicembre del 2002 e ha sede nei locali parrocchiali di Albettone. Dopo un picco di più di 400 soci in tempi di fiorente collaborazione, attualmente il circolo conta circa 250 soci.
Attivo nella comunità grazie ad un funzionale bar che viene aperto ogni domenica mattina e ogni mercoledì pomeriggio, il nostro oratorio intesse buona collaborazione con le Parrocchie di Albettone e Lovertino, con tutte le associazioni del paese, inclusa l’Amministrazione comunale, per offrire a tutta la cittadinanza eventi di importante partecipazione e cristiana condivisione.
La Chiesa Parrocchiale (nuova)
La storia dell’attuale chiesa parrocchiale ha avuto inizio nel secolo scorso. Fu inaugurata e ufficiata nel 1856, come risulta da un’iscrizione sulla facciata: ”Comune ed offerenti 1856”.
Sul sagrato antistante alla parrocchiale, delimitato da un’articolata balaustra si bianche colonnine, ha la sua ubicazione un complesso architettonico costituito dalla canonica, dalla chiesa, dalla torre campanaria e dalla retrostante sala parrocchiale. L’attuale gradinata, che dalla piazza centrale sale al tempio, introduce direttamente, con la sua lineare fuga prospettica, all’ingresso del luogo del culto.
L’interno della chiesa presenta una piacevole essenzialità: è costituito da un’ampia navata ai lati della quale si aprono due cappelle, quella di destra dedicata alla Madonna, quella di sinistra a san Giuseppe.
La navata è intersecata, nella zona antistante all’abside, da un transetto che, in rapporto allo schema della chiesa, forma una composizione a croce latina, di cui costituisce i bracci minori. Alle estremità trovansi, a destra, l’organo, a sinistra, il fonte battesimale, sulla parete retrostante un quadro di certa attribuzione al pittore Alessandro Maganza (1556 – 1630) rappresentante S. Silvestro nell’atto di versare acqua sul capo dell’imperatore Costantino.
Nella zona absidale, al centro, è posta la mensa d’altare per la celebrazione del rito, ma tutta l’attenzione è concentrata sull’altare del SS. Sacramento, in marmi policromi e sormontato da una lanterna a forma ottagonale. L’interno della chiesa è rischiarato da una tenue luce che filtra e si trasfigura attraverso le vetrate istoriate trifore poste ai lati dell’abside, del transetto, della navata e dal rosone sopra il portale, sul quale è raffigurato S. Silvestro e il drago.
Cenni storici
Al confine tra le campagne del Basso Vicentino e del Padovano e a ridosso del monte Santo, ultima ed isolata propaggine dei Berici, sorge l’odierna Lovertino con le sue case, ora raggruppate in piccole contrade, ora sparse tra i fertili campi o annidate sulle ridenti pendici. Chi sale sulla cima del monte in una limpida giornata di sole, dalla croce che lo sovrasta, scorge all’intorno da levante, i borghi di Zovon e Carbonara, le campagne di Agugliaro e, a ponente, il dolce poggio di Albettone.
Anticamente le terre a sud del monte erano paludose e ciò rendeva il luogo inabitabile e l’aria malsana. La popolazione viveva sul monte ove ebbe sede la primitiva parrocchia. Già avanti il mille, opere di bonifica resero fertili i campi e, favorirono il nascere di numerose borgate che tuttora esistono in pianura: Pozzetto, Volpara, Melia, S. Rocco, Castello e Tessara. In queste e nella vicina contrada di S. Silvestro sul monte, si svolse nei secoli la vita di Lovertino.
L’etimologia dettagliata del nome “Lovertino” è facilmente riconducibile alla parola latina “libertus” da cui “libertinus” e, per sostituzione consonantica, “livertinus”, cioè luogo del liberto, dello schiavo che ha acquistato la libertà.
ALTRI EDIFICI DI CULTO
La primitiva chiesa parrocchiale
Il primo documento scritto in cui si accenni a Lovertino risale al febbraio 753.
In tutti questi secoli di storia, centro della vita religiosa di Lovertino fu la chiesa che tuttora si può vedere sulla sommità del monte e che già esisteva nell’ottocento avanti il Mille. Probabilmente sorta ad opera dei monaci benedettini Nonantoliani, e ad essi deve l’intitolazione a S. Silvestro. Infatti, S. Silvestro Papa era diventato il protettore dell’ordine dei Nonantolani da quando il suo corpo era stato donato verso il 753 dal Pontefice Stefano III all’abate e fondatore, S. Anselmo duca del Friuli.
Della primitiva sede si conserva ancora l’abside volta simbolicamente ad oriente. La facciata, nella sua semplicità, ha un elemento architettonico di estremo interesse: due eleganti lesene sormontate da un arco che incorniciano l’ingresso. All’interno, prima della demolizione, c’erano due altari: sul maggiore era collocata la tela che ora si trova nella parrocchiale nuova, a sinistra del transetto. Adiacenti soni i resti della vecchia canonica. Sede parrocchiale fino al secolo scorso, ora è intitolata alla Madonna della salute, ricorrenza il 21 novembre.
Essendosi la maggior parte della popolazione ormai insediata in pianura, la chiesa sul monte era diventata inadatta alle esigenze degli abitanti. Il vecchio edificio fu quindi in parte demolito e se ne usufruirono alcune travature per la costruzione del nuovo, su uguale disegno.
Chiesa dei SS. Vito e Modesto
Forse di origini ancora più remote, pare esistesse già nel 700 avanti il Mille, è l’altra bellissima chiesa dei SS. Vito e Modesto definita “la gemma dei Berici”. L’absidina conserva la sua struttura originaria, mentre il resto dell’edificio subì una sostanziale trasformazione nel periodo Romanico, nei secoli a cavallo del Mille.
La sua facciata è di estrema semplicità. La massa della sua superficie è alleggerita dalle luminose aperture delle finestre rettangolari, sormontate da un arco, e dal piccolo rosone posto simmetricamente sopra alla porta d’ingresso. Un’essenziale, lineare torretta campanaria si innalza sulla facciata e le dona snellezza e sobria eleganza attraverso un abile gioco di pieno e vuoto.
Anticamente dedicata a S. Felice, a ricordo del martire vicentino protettore della città, morto nel 296, fu ribattezzata nel nome dei SS. Vito e Modesto, forse quando passò alle dipendenze del vicino convento benedettino nonantoliano.
L’organo
L’organo, che originariamente era situato dietro l’altare maggiore, negli ultimi lavori di sistemazione della chiesa è stato rimosso e collocato nel braccio destro del transetto dove risulta valorizzato esteticamente. Inoltre, fatte alcune opportune modifiche (la console nuova è ora rivolta verso l’altare), organista e cantori meglio possono seguire il servizio liturgico.
Lo strumento fu commissionato nel 1963 dal parroco di allora, don Francesco Ferro, alla ditta Balbiani di Milano. In quella occasione Mons. Ernesto Dalla Libera, delegato vescovile per la musica sacra, aveva lodato la scelta della fabbrica per la serietà artistica che essa offriva e soprattutto la progettazione di un organo di struttura assai semplice, particolarmente adatto alle esigenze del culto. Consta di un manuale, dodici registri, e una pedaliera. È a trasmissione tubolare. La meccanica è precisa e la qualità delle voci buona. È sorprendente il volume dei suoni, piacevoli di timbro e cantanti per tutta la chiesa, dato dalle 531 canne dello strumento.




